Il mito di Deucalione e Pirra racconta la versione greca del diluvio universale. Protagonisti sono Deucalione, figlio di Prometeo, e sua moglie Pirra.
Secondo il mito, gli uomini si erano allontanati dagli dei ed erano diventati empi e malvagi. Zeus, re degli dei dell'Olimpo, decise allora di punirli inviando un grande diluvio per cancellare la razza umana dalla faccia della Terra.
Le Fonti del mito
Nelle Opere e i Giorni di Esiodo (VII secolo a.C.) si fa cenno al diluvio come quinto evento nella successione delle età dell'uomo. Zeus vuole porre fine all'età degli uomini di bronzo, empi e violenti.
Pausania riporta che secondo la tradizione di Ftia, in Tessaglia, Deucalione era figlio di Prometeo e re del paese. Sua moglie era Pirra, figlia di Epimeteo. Erano gli unici giusti rimasti fra gli uomini.
La Fonte Primaria: Ovidio e le "Metamorfosi"
La versione più completa del mito si trova nelle "Metamorfosi" di Ovidio, il poeta romano del I secolo a.C. In questo poema epico, Ovidio narra la storia di Deucalione e Pirra nel contesto più ampio delle trasformazioni divine e delle metamorfosi. Deucalione è descritto come il figlio di Prometeo.
Il mito è narrato estesamente e Prometeo, prevedendo la collera divina, consiglia al figlio Deucalione di costruire una nave capace di resistere al diluvio imminente. Deucalione obbedisce e vi imbarca semente di ogni specie vivente.
Le Voci Antiche: Apollodoro e Igino
Altre fonti che forniscono informazioni sul mito includono le opere di Apollodoro e Igino. Apollodoro, un bibliotecario greco del II secolo a.C., offre dettagli sulla genealogia di Deucalione e Pirra nel suo "Biblioteca"e specifica come Deucalione abbia salvato anche animali su consiglio di sua madre Climene. Igino, un mitografo romano del I secolo d.C., presenta una versione del mito nei suoi "Miti" dove aggiunge che l'arca si fermò sulle cime del Tespiaco in Beozia.
Le Fonti Medievali
Oltre alle fonti greche e latine antiche, il mito di Deucalione e Pirra viene riportato anche da alcune opere medievali:
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Nelle Etimologie di Isidoro di Siviglia (VII secolo d.C.) si trova una breve menzione del diluvio di Deucalione.
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Nella Gesta Romanorum (XIII-XIV secolo), raccolta di novelle ad uso dei predicatori, è presente la versione del mito.
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Boccaccio ne parla nella Genealogia Deorum Gentilium (1350-1374).
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Geoffrey Chaucer inserisce Deucalione e Pirra nel Legend of Goode Women (1386 circa).
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Nel XIV secolo l'anonimo poema inglese Ovide Moralisé, adattamento moraleggiante delle Metamorfosi di Ovidio, dedica un capitolo al mito.
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La Postilla Super Genesis di Nicola di Lira (XIII secolo) accosta il diluvio di Deucalione a quello biblico di Noè.
Queste fonti medievali non aggiungono particolari dettagli nuovi rispetto alle versioni greche e latine antiche, ma servirono a tramandare e diffondere ulteriormente la conoscenza del mito nel Medioevo europeo, anche a fini religiosi e didattici per paragonare il racconto ellenico a quello biblico delle Sacre Scritture.
La ricostruzione completa del mito basandosi su tutte le fonti disponibili
In un'epoca lontana e mitica, l'umanità era immersa in una corruzione così profonda da attirare l'ira degli dèi. Zeus, il sovrano celeste, decise di porre fine a questa malvagità tramite un diluvio di proporzioni epiche. La sua decisione divina fu annunciata con un decreto che avrebbe sottoposto l'intera terra al dominio selvaggio delle Erinni.
L'annuncio di Zeus suscitò diverse reazioni tra gli abitanti del cielo e della terra. Alcuni dèi approvarono l'intervento, riconoscendo la necessità di porre fine al male dilagante. Altri accettarono semplicemente la volontà del loro sovrano, limitandosi ad acconsentire senza esprimere un giudizio definitivo.
Tuttavia, nel cuore di questa drammatica decisione, sorse un'angoscia diffusa tra gli dèi e gli esseri mortali. La popolazione temeva il futuro di una terra senza mortali, il silenzio negli altari senza offerte e l'incerto destino del mondo, forse abbandonato alle fiere senza il tocco umano.
Il timore di Zeus, che il fuoco sacro avrebbe potuto incendiare l'etere e distruggere l'intero creato, portò il dio a modificare il suo piano originale. Invece di scagliare i fulmini, decise di annientare il genere umano attraverso un diluvio proveniente da ogni angolo del cielo.
Deucalione era figlio di Prometeo, il titano che aveva regalato agli uomini il fuoco rubandolo agli dei dell'Olimpo. Aveva sposato Pirra, figlia di Epimeteo. Nonostante le origini divine, i due vivevano in modo semplice a Ftia, in Tessaglia.
Prometeo, consapevole della vendetta imminente di Zeus, avvertì Deucalione del pericolo imminente e lo esortò a prepararsi. Deucalione, seguendo il consiglio di suo padre, costruì un'arca per se stesso e per la moglie Pirra. La coppia, dotata di virtù e saggezza, si preparò per il diluvio imminente.
Nettuno, il possente dio del mare e fratello di Zeus, fu chiamato per eseguire la volontà divina. Convocò i fiumi e ordinò loro di liberare le loro acque, travolgendo ogni cosa sulla loro strada. Il suo tridente, simbolo del potere marino, colpì la terra, facendola tremare e aprendo un varco per un fiume di acqua incontenibile.
I giorni di tempesta furono seguiti da notti oscure e silenziose, con il fragore delle onde che copriva ogni suono. La furia del mare si estese fino alle alture, coprendo i picchi montuosi con il suo manto implacabile. L'umanità, incapace di resistere alla tempesta e priva di cibo, fu travolta dalla forza distruttiva delle acque.
All'apice della devastazione, Zeus decise che era giunto il momento di porre fine al diluvio. Tritone, il messaggero del mare, sollevò la sua conchiglia sonora e soffiò un suono potente. La melodia echeggiò attraverso il cielo, segnalando la ritirata delle acque. L'abisso, che aveva inghiottito ogni cosa, iniziò a cedere terreno, restituendo la terraferma al suo posto.