PROLOGO
La mente ritorna spesso a quei giorni in cui, bambini, ignoravamo quello che avremmo provocato.
E’ straordinaria l’energia potenziale che si nasconde in un bambino; penso seriamente che sia lo stadio dell’evoluzione umana in cui ci si avvicina di più alla dimensione degli dei. Un bambino può muovere forze mostruosamente grandi senza neanche volerlo a livello conscio, forze talmente lontane dalle nostre abituali vedute che giammai troveremo scritte sui libri di scienze. Io credo che in ogni uomo coesista la natura terrena e quella metafisica, e che con lo scorrere degli anni e degli studi siamo educati nella prima sfera, trovandoci a trascurare l’altro aspetto che pure ci predomina dall’atto del concepimento ai primi anni di vita senziente.
Per questo mi è concesso supporre l’esistenza di uomini cresciuti ed educati nella sfera metafisica, uomini che vivono accanto a noi ma che hanno un grande potere nei nostri confronti, e cioè di esistere a nostra insaputa. Credo anche che questi uomini abbiano avuto un peso importante nella mia vita e nella vicenda che la ha caratterizzata insieme a quelle dei miei amici.
Eravamo ancora in terza media quell’anno. Maria Giacomini aveva organizzato una festicciola di compleanno a casa sua, un appartamento prossimo al centro della nostra città, Terni. In terza media le feste si prolungano di già nel dopo cena, e non era raro rimanere in pochi ad aspettare gli ultimi genitori che venivano a riprenderci all’approssimarsi delle undici. Di solito sono quelli i momenti che si ricordano per più tempo, giacché i cuori infiammati dai giochi e dai balli ispiravano emozioni forti che spesso sfociavano nel gioco della bottiglia. Ma quella sera iniziammo una seduta spiritica.
-Mia sorella ha detto che una volta che l’ha fatta ha trovato tutto il letto disfatto. E poi ad una sua amica che era con lei, di notte è entrato un pipistrello in camera, e le si è attaccato alla spalliera del letto a testa in giù, che per guardare che cosa era che aveva mosso il letto ci ha sbattuto la faccia- aveva sentenziato Paolo, con il risultato immediato di farci raggelare il sangue nelle vene, ma con il risultato meno immediato di convincere all’avventurosa esperienza anche gli ultimi scettici.
-Mi sa che tua sorella di fantasma ne ha incontrato uno che si chiama Andrea e che fa il secondo liceo!- intervenne Matteo, generando diffuse risatine nel gruppo.
-Andrea è amico mio, e quando viene a casa parla con me, e no con mia sorella -controbatté debolmente Paolo al cui soccorso soggiunse Claudia: -Comunque è vero che possono succedere cose strane. Io al mare l’ho fatto parecchie volte, e sono successe cose da mettere paura. Michele, tu ci stai a farla?
Ero stato chiamato in causa, ma non avevo una opinione a riguardo. A dire la verità mi capitava spesso di non avere un opinione al riguardo, ma avevo imparato a rispondere in modo convincente secondo l’opinione che mi avrebbe reso più interessante. -Facciamola. Non dobbiamo avere paura di quello che non si conosce. Non è mai successo che qualcuno si è fatto male per una seduta spiritica.
Avevo messo insieme due frasi di dubbia logicità ma di sicuro effetto. Per lo meno Claudia mi guardò soddisfatta, e faticai a non sorridere per non perdere il fascino che dovevo aver acquistato.
-Va bene, allora la facciamo- sentenziò la festeggiata.
Le luci furono spente, tranne la piccola abat-jour vicino al divano. Le nostre ombre si proiettarono lunghe sulle pareti, e i nostri visi imperlati dalle danze arrossivano all’incontrarsi degli sguardi. Mi batté forte il cuore quando riuscii a prendere la mano di Claudia per chiudere il cerchio di evocazione, e quasi mi commuovevo ripensando all’ultimo lento che proprio con lei avevo vissuto. Probabilmente Paolo, che le teneva l’altra mano, si crogiolava al piacere della conquista. Ma ero sicuro che non gliela avrei lasciata così facilmente. Intanto proprio Claudia stava iniziando la cerimonia che avrebbe dovuto evocare qualche spirito di passaggio.
-Ma tu sai che cosa bisogna dire? -le chiesi.
-Sì, me lo hanno insegnato al mare quest’estate. Io non l’ho pronunciato mai, ma mi ricordo come facevano.
-E’ vero che ti è successo qualcosa?- intervenne Maria. Le sue treccine rosse mi avevano solleticato il naso quando avevo ballato con lei.
Claudia esitò. -No. In pratica non ci è successo niente -quindi assunse un’aria assorta e iniziò il rito.
-Siamo qui formanti il cerchio della forza e dell’universo.-disse fissando il vuoto, e proseguì: -Spirito che sei stato catturato qui dentro non puoi più fuggire. Adesso noi ti evochiamo, e non ti lasceremo andare finché tu non verrai da noi.
Seguirono lunghi attimi di silenzio. Persino le ombre sui muri stavano aspettando immobili. L’atmosfera tiepida si tramutò in ghiaccio, e i sorrisi si spensero in buffe espressioni. I respiri all’improvviso echeggiavano nella sala colma del nostro odore di bambini, e il sudore stava tracciando fredde scie sulle gote e sui colli.
Aspettai che qualcuno dei più burloni spezzasse con una battuta quel gelo; Matteo sbarrava gli occhi guardando Claudia dal momento che aveva smesso di parlare, e non sembrava in grado di spiccicare parola. L’inquietudine si era impossessata di noi, e anche Claudia stessa, che si era spacciata per esperta esoterica, mi stringeva la mano con una intensità che mi imbarazzava. Nessuno di noi era capace di interrompere quella attesa.
La porta si aprì violentemente, e mentre Claudia sobbalzava inspirando un singhiozzo di paura, sua madre ci chiese se volevamo i panini al salame che erano rimasti in cucina. No, decisamente non li volevamo.
Paolo aspettò che la porta si richiudesse per parlare.
-Adesso però facciamo il gioco della bottiglia.
-Ma siamo due ragazze e voi siete tre- protestò Maria, e Matteo non lasciò cadere l’occasione: -Se vuoi ci possiamo giocare solo io e te, amore mio! -prese una bottiglietta vuota di un succo alla frutta alla pera -Pensa, questa bottiglia potrebbe essere solo per noi due, e io la dividerò con te con tutto il mio cuore!
Claudia rise vedendo Maria arrossire, e io guardando lei ridere, mentre Paolo aveva già scelto la bottiglia adatta. La posizionò al centro di noi e la face girare con un colpo sapiente. Il collo della bottiglia ci guardò a tutti due o tre volte, e poi rimase ad ammirare le ginocchia rosee di Claudia, che si portò le mani al viso fingendo di essere seccata.
-Oh oh oh, la nostra felice donzella sta per trovare il cavaliere. Primo giro bacio rosso!- esclamò Matteo. e Claudia per nulla intimorita accettò -Va bene, bacio rosso, però spero che non capiti tu -disse facendo girare la bottiglia. Fu forte il tuffo al cuore che ebbi vedendola rallentare verso di me, ma purtroppo mi superò completamente fermandosi nuovamente in direzione di Claudia.
-Non pensare di essertela cavata così facilmente, devi rigirare -Matteo era ferreo in fatto di regole. Il fruscio del vetro sul pavimento riempì di nuovo l’ambiente, mentre la bottiglia mi illudeva ancora inutilmente oltrepassandomi e rifermandosi sulla sua movitrice. -Ma allora ti ami veramente, dai dillo che ti vuoi sposare da sola, come farai a fare i bambini, farai l’amore con lo specchio? - E’ incredibile -esclamò Maria zittendo Matteo, -sono tre volte che si ferma su te. La bottiglia si è innamorata!
Claudia invece non sorrideva più, e rimise preoccupata la bottiglia in rotazione. Il copione sembrò scontato. Rombo della bottiglia sulle mattonelle fredde, rallenta verso di me, mi oltrepassa, si ferma tra le ginocchia di Claudia. Claudia impallidita cominciò a singhiozzare, e si rifiutò di toccare ancora la bottiglia. Nessuna aveva ancora voglia di scherzare, e Paolo prese il coraggio a due mani girò energicamente la bottiglia. Lo stridere del vetro verde sulle mattonelle di ceramica era assordante. Ti prego, non ti fermare su di lei, pensai, e intuì che lo stavano pensando anche gli altri, dal modo in cui inarcavano le sopracciglia o si mordevano le labbra. Claudia tratteneva male il pianto, che scaturì copioso allorché fu scelta nuovamente.
sferoracconti
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