venerdì 27 dicembre 2024

Manu e Matsya: il Diluvio Universale nel racconto Indù


La mitologia indiana offre una narrazione affascinante del diluvio attraverso il racconto di Manu e Matsya, il pesce divino. Questo mito, profondamente radicato nella tradizione vedica e puranica, presenta paralleli significativi con altre narrazioni di diluvio universale, pur distinguendosi per il suo simbolismo spirituale e cosmologico unico.

 

Le Fonti Principali del Mito di Manu e Matsya

 

Il mito ha diverse varianti regionali in tutta l’India, con differenze nei dettagli e nei personaggi coinvolti. In alcune tradizioni, Manu è accompagnato da sette saggi (Saptarishi) e da rappresentanti di tutte le specie viventi, enfatizzando l’idea di un nuovo inizio per tutta la creazione. Alcune versioni pongono l’accento sulla devozione e sulla fede di Manu, mentre altre evidenziano l’aspetto della giustizia divina e della punizione per l’irreligiosità dilagante.

 

La versione più antica del mito si trova nel Śatapatha Brāhmaṇa (un testo vedico associato al Yajurveda, circa IX-VIII secolo a.C.). Questo testo descrive come Manu, il progenitore dell’umanità, viene avvertito da un pesce divino del diluvio imminente. Manu salva il pesce, che gli rivela la necessità di costruire un’arca per preservare la vita.

Il Bhāgavata Purāṇa (circa X secolo d.C.) presenta una versione elaborata in cui Matsya è identificato come un’incarnazione (avatāra) di Vishnu. Qui, il pesce non solo avverte Manu del diluvio ma guida l’arca durante la tempesta, legandola al suo corno con una corda sacra. In queste versioni, Vishnu assume la forma di Matsya per salvare non solo Manu, ma anche i Veda, le sacre scritture, dalle forze del caos rappresentate dal demone Hayagriva. Il racconto sottolinea l’importanza della conoscenza sacra e la necessità della sua preservazione per la continuità dell’ordine cosmico.

Il Mahābhārata (circa IV-II secolo a.C.) accenna al mito di Manu come esempio di devozione e rettitudine. Manu è descritto come il primo uomo, progenitore della nuova umanità.

Nei Purāṇa (testi enciclopedici della tradizione indù), il mito si arricchisce di dettagli cosmologici e simbolici. Il Matsya Purāṇa dedica un intero capitolo al racconto del diluvio, sottolineando il ruolo di Vishnu come protettore dell’universo. Questo testo, in forma di dialogo tra Manu e Matsya, comprende circa 14.000 śloka (versi), corrispondenti a oltre 250.000 parole, e anche se il mito specifico del diluvio occupa solo una parte di questo Purana rappresenta il racconto più lungo del mito disponibile.

 

Il mito è stato approfondito da commentatori come Śaṅkara e Rāmānuja, che hanno esplorato i significati allegorici del pesce divino e del diluvio come simboli di conoscenza e purificazione.

 

Śaṅkara, uno dei più influenti filosofi indiani, è noto per la sua dottrina dell’Advaita Vedānta, che afferma l’unità assoluta di Brahman (la realtà suprema) e l’anima individuale (Atman). La sua interpretazione del Matsya Purāṇa si concentra principalmente sull’aspetto simbolico della manifestazione divina.

Śaṅkara vede la manifestazione di Vishnu come pesce (Matsya) come un atto simbolico di Brahman che si manifesta nel mondo per guidare l’umanità attraverso le acque turbolente dell’illusione (Māyā). In questo senso, il pesce rappresenta la divinità che assume una forma per aiutare le anime a superare le difficoltà del mondo materiale e per raggiungere la liberazione (Mokṣa). Il pesce è visto come una manifestazione temporanea, destinata a essere superata una volta che l’umanità ha compreso la verità ultima di Brahman. Il mito del diluvio, quindi, è un’allegoria della purificazione dell’anima che, attraverso il bene divino, è guidata fuori dalla confusione e dall’ignoranza verso la verità dell’unità assoluta.

il diluvio rappresenta le acque dell’illusione cosmica che sommergono l’anima individuale. La nave di Manu, salvata dal pesce, è un simbolo del corpo umano che può essere guidato dalla saggezza divina (rappresentata dal pesce) verso la salvezza. La vera salvezza non si trova nella protezione fisica, ma nella realizzazione della propria identità con Brahman. In questo senso, Śaṅkara enfatizza che Vishnu, come pesce, non salva fisicamente l’individuo, ma lo guida simbolicamente verso la realizzazione della verità universale. Il mito, quindi, insegna che solo la conoscenza della realtà ultima può liberare l’anima dal ciclo di morte e rinascita (saṃsāra).

In definitiva Śaṅkara considera il ruolo di Manu nel mito come quello di un essere che, attraverso la sua virtù, è in grado di ripristinare l’ordine cosmico. Tuttavia, egli non lo vede come un salvatore individuale. Piuttosto, Manu è simbolo dell’anima individuale che, attraverso la protezione divina, può restaurare la verità e l’ordine sulla Terra, in sintonia con l’universalità di Brahman.

 

Rāmānuja, un altro grande commentatore, sviluppò la scuola Vishishtadvaita Vedānta, che enfatizza l’unità di Brahman con le sue manifestazioni individuali (tutti gli esseri viventi, incluse le divinità). La sua visione è più personale e teocentrica rispetto a quella di Śaṅkara.

Rāmānuja infatti interpreta la figura di Vishnu (e quindi del pesce) come una manifestazione personale e attiva della divinità. A differenza di Śaṅkara, che vede la divinità come una realtà impersonale, Rāmānuja vede Vishnu come un Dio personale e attivo, che si preoccupa direttamente del benessere degli esseri viventi e interviene nella storia per proteggerli. La manifestazione di Vishnu come pesce non è solo simbolica, ma è un atto divino concreto di salvezza. Vishnu, come divinità suprema, salva Manu e tutte le forme di vita attraverso la sua grazia e misericordia.

Nel sistema di pensiero di Rāmānuja, il diluvio è un atto di misericordia divina. Vishnu, in forma di pesce, interviene per salvare le creature che sono ancora in grado di ricevere la sua grazia, mentre distrugge quelle che sono corrotte e incapaci di seguire la retta via. Rāmānuja sottolinea che, attraverso il suo intervento, Vishnu non solo preserva la vita, ma offre anche una via per la liberazione e la protezione della giustizia divina. Il pesce guida la nave di Manu e garantisce che la salvezza sia accessibile solo a coloro che meritano la grazia divina attraverso il loro comportamento e la loro devozione.

Manu non è solo un salvatore, ma un esempio di devoto che ha ricevuto la grazia divina. Il suo comportamento virtuoso gli consente di ricevere l’aiuto di Vishnu, che lo salva dal diluvio; è simbolo dell’anima devota che, attraverso la fede e il comportamento giusto, ottiene la benedizione e la guida del divino. In questa visione, Rāmānuja enfatizza la relazione personale tra l’anima e Dio, dove Vishnu è il salvatore che guida il devoto alla salvezza. Il mito, quindi, insegna che la devozione e la giustizia sono essenziali per ricevere la protezione di Dio.

Dopo il diluvio, la Terra viene ripopolata e ristabilita, ma questo processo di rinascita avviene grazie all’intervento diretto di Vishnu. Rāmānuja sottolinea che la creazione, in ogni suo aspetto, è sotto la cura e la protezione di Vishnu, che non solo distrugge il male, ma restaura anche l’ordine e la giustizia.

La rinascita dell’umanità e delle specie viventi rappresenta un atto di grazia divina che preserva l’ordine cosmico. Rāmānuja quindi interpreta il mito come un insegnamento che Dio protegge sempre i devoti e ripristina l’ordine universale, non solo fisicamente ma anche moralmente.

 

La ricostruzione del mito


Ecco una versione integrata dei racconti del diluvio contenuti nel Matsya Purana e nel Vana Parva del Mahabharata, unendo gli elementi principali di entrambi i testi in un unico racconto.


Un giorno, mentre il Re Manu stava eseguendo il suo bagno rituale nelle acque del fiume, vide un piccolo pesce che si avvicinò a lui e disse: “O re, ti prego di salvarmi, poiché sono in pericolo di essere mangiato dai pesci più grandi. Se mi salverai, un giorno ti ricompenserò in modo adeguato.” Il Re Manu, di animo gentile, lo sollevò dalla corrente e lo depose in un piccolo vaso d’acqua, preoccupato per la sua sicurezza. Il pesce, che continuava a crescere, disse a Manu: “O re, il vaso in cui mi hai messo è troppo piccolo per me. Ti prego di liberarmi in un contenitore più grande.” 

 

Manu dovette trasferirlo in un vaso più grande, poi in un laghetto, e infine nel fiume stesso e poi addirittura nel mare. Ogni volta, il pesce lo ringraziava, dicendogli: “Il momento si avvicina. Un grande diluvio sommergerà tutto ciò che conosci. Costruisci un’arca, Manu, e preparati a salvare il mondo.”

 

Quando il pesce raggiunse una dimensione gigantesca, parlò di nuovo: “O re, tra poco un grande diluvio sommergerà la Terra. Tu dovrai costruire una nave e, su di essa, dovrai portare con te i saggi, i semi di tutte le varietà di piante e alberi, e ogni specie di animale. La nave che costruirai dovrà essere abbastanza grande da contenere tutti questi esseri viventi e dovrai assicurarti che nulla di vitale per il rinnovamento del mondo venga perso.”

Manu, incuriosito dalla potenza del pesce e dalle sue parole, gli chiese come avrebbe fatto a salvarsi dal diluvio imminente. Il pesce rispose: “Io sono Vishnu, il Signore Supremo, che ha assunto questa forma di pesce per salvarti e per aiutarti a preservare la creazione. Quando il diluvio arriverà, legando la nave al mio corpo con una corda d’oro, ti guiderò attraverso le acque infuriate. Quando tutto sarà distrutto, ti condurrò sulla cima della montagna Meru, dove tu e i tuoi compagni di viaggio potrete trovare rifugio.”

Manu, seguendo le istruzioni divine, iniziò a costruire una grande nave. Vishnu, sotto forma di pesce, gli indicò i materiali da utilizzare e lo avvertì di essere pronto per il diluvio che sarebbe arrivato. La nave fu completata e, quando il diluvio iniziò, le acque del fiume e dei mari cominciarono a salire. Le terre furono sommerse e le creature viventi si trovarono in pericolo. Manu, con i saggi e le creature viventi che aveva salvato, salì sulla nave, e la nave fu legata al corpo del pesce Vishnu. Il pesce, con il suo potere divino, cominciò a nuotare attraverso le acque tumultuose, guidando la nave verso la salvezza.

Le acque continuarono a salire, sommergendo ogni cosa. La nave, però, rimase intatta grazie alla protezione di Vishnu. Il diluvio coprì la Terra per molti giorni, finché le acque iniziarono lentamente a ritirarsi. La nave, guidata dal pesce, giunse finalmente sulla cima della montagna Meru, sulla catena dell'Himalaya, dove si fermò in sicurezza. Il diluvio cessò, e la Terra fu lasciata purificata dalle acque. Manu e i saggi scesero dalla nave, trovando una Terra desolata, ma pronta per un nuovo inizio.

Manu, con l’aiuto dei saggi, iniziò a ricostruire la vita sulla Terra. Piantò i semi delle piante che aveva salvato, rinnovando le varietà di piante e alberi che erano stati distrutti. I saggi istruirono gli esseri umani sulle pratiche morali, spirituali e sociali, affinché la nuova vita fosse governata dalla giustizia e dalla saggezza. Manu guidò i suoi discendenti nell’arte di coltivare la terra e nell’insegnamento delle leggi divine. Con il passare del tempo, la Terra tornò a essere fertile e prosperosa, e la creazione, purificata dal diluvio, fu rinnovata. Gli esseri viventi tornarono a popolare la Terra, che fiorì nuovamente sotto la guida di Manu.


Le analogie con il Mito dell'Arca di Noè


Il racconto del diluvio contenuto nel Matsya Purana e nel Vana Parva del Mahabharata, confrontato con il mito biblico di Noè e l’Arca, presenta sia somiglianze che differenze. Entrambi i miti raccontano di un grande diluvio che purifica la Terra, ma le modalità, i protagonisti, le motivazioni e i simboli implicati variano notevolmente. Qui esplorerò un confronto tra i due miti, evidenziando i principali aspetti in comune e le divergenze.
Nel racconto indù, il diluvio è una manifestazione di purificazione voluta dal divino per rinnovare la Terra e distruggere il male. Il pesce, che è in realtà la divinità Vishnu, avverte Manu del diluvio imminente e lo aiuta a salvare le specie viventi. Il diluvio ha una connotazione cosmica e spirituale, legata al mantenimento dell’ordine universale e alla protezione della vita. Il diluvio nella Bibbia è un atto di giustizia divina contro la corruzione umana. Dio decide di distruggere l’umanità a causa del peccato e della violenza, ma sceglie Noè, un uomo giusto, per preservare la vita sulla Terra. In questo caso, il diluvio è punizione e, allo stesso tempo, purificazione.
 

 Il protagonista è Manu, un re saggio e giusto, ma non divino. Manu è avvertito dalla divinità (Vishnu) attraverso il pesce, che gli fornisce indicazioni precise su come salvarsi. La sua funzione è quella di preservare la vita e rinnovare la Terra, ma non è scelto per la sua bontà in senso assoluto, piuttosto come il custode della creazione. Noè d parte sua è scelto direttamente da Dio per la sua giustizia e rettitudine. Egli è l’uomo giusto in un mondo corrotto, ed è attraverso di lui che Dio salva una parte della creazione. La figura di Noè è completamente distinta dalla divinità, ma il suo ruolo è quello di agire in obbedienza alle direttive divine, costruendo l’arca e salvando la vita.
 

Vishnu, la divinità suprema, prende la forma di un pesce per guidare e proteggere Manu e tutte le forme di vita durante il diluvio. Il pesce è simbolo di protezione divina e di intervento attivo nella salvezza della creazione. La divinità non solo avverte, ma agisce direttamente per garantire la salvezza. Nel racconto biblico, Dio interviene direttamente, ma non assume una forma fisica. La comunicazione tra Dio e Noè avviene attraverso il comando divino, ma la salvezza dell’umanità è assicurata da un atto di fede di Noè nel seguire le istruzioni divine. La figura di Dio, pur rimanendo invisibile, è centrale nel determinare il destino della Terra.
 

Manu costruisce una nave che viene legata al corpo del pesce gigante (Vishnu). La nave è guidata attraverso le acque del diluvio dal pesce, che conduce la nave alla sicurezza. La nave diventa il simbolo del supporto divino e della protezione durante il disastro cosmico. Nella nave Manu darà salvezza oltre che all'umanità ed agli animali, anche alla conoscenza e alla cultura umana rappresentata da sette saggi, e ai semi di ogni specie di piante. In questo caso, la salvezza è interamente legata all’intervento divino, che agisce come guida. D'altra parte Noè costruisce l’arca secondo le precise istruzioni di Dio. L’arca diventa un rifugio per lui, la sua famiglia e tutte le specie di animali che Dio ha scelto di salvare. In questo mito, il salvataggio dipende dalla fede di Noè e dal suo rispetto delle leggi divine. La sua obbedienza è essenziale per la salvezza.
 

Il diluvio è descritto come un evento cosmico che purifica la Terra e riduce la corruzione. Esso è causato da un malfunzionamento del mondo e viene visto come un atto di ripristino dell’ordine naturale. Non è solo una punizione, ma anche un mezzo per un nuovo inizio. Nel mito biblico, è principalmente una punizione divina per il peccato e la malvagità dell’umanità. Sebbene comporti anche una purificazione, è motivato dalla necessità di estirpare il male dalla Terra. Dopo il diluvio, Dio promette di non distruggere mai più la Terra con un diluvio.
 

Dopo il diluvio, la Terra è purificata e pronta per un nuovo ciclo di vita. Manu, con l’aiuto dei saggi, ricostruisce la civiltà e rinnova la Terra. Il concetto di rigenerazione è centrale: il diluvio è un’opportunità per rinnovare e ripristinare l’ordine cosmico. Nel mito di Noè, dopo il diluvio, la Terra è anch’essa purificata e il mondo riprende a prosperare. Dio fa un patto con Noè e la sua discendenza, promettendo di non punire più la Terra con un diluvio. L’arcobaleno diventa il simbolo di questa promessa divina, e il mito si conclude con un messaggio di speranza e rinnovamento.
 

Nel Matsya Purana e nel Mahabharata il pesce, che assume una forma divina (Vishnu), rappresenta la salvezza diretta e l’intervento divino. La sua crescita simbolizza l’espansione della coscienza o della potenza divina che è necessaria per la salvezza dell’umanità. La nave è un rifugio materiale, ma il pesce è il vero salvatore. Per Noè l’arca è il rifugio fisico che preserva la vita durante il diluvio. Essa rappresenta la fede e l’obbedienza, ma è l’azione di Dio che consente la salvezza. In questo caso, l’arca è il simbolo tangibile di salvezza, ma la salvezza stessa è affidata all’intervento divino.

 

Entrambi i miti presentano la storia di un grande diluvio che distrugge il male e purifica la Terra, ma differiscono nel modo in cui il salvataggio avviene. Mentre il mito di Noè si concentra sulla giustizia di Dio e sull’obbedienza umana, il racconto di Manu enfatizza la protezione divina diretta e l’ordine cosmico. Entrambi i racconti, pur essendo narrativamente e culturalmente distinti, esplorano temi universali come la giustizia, la salvezza, il rinnovamento e la rigenerazione della vita sulla Terra.

 

Viṣṇu

 

Vishnu, una delle principali divinità dell’induismo, è il conservatore e protettore del cosmo, parte della Trimurti insieme a Brahmā (il creatore) e Śiva (il distruttore). Per gli induisti, Vishnu rappresenta l’ordine, la giustizia e la benevolenza. È spesso raffigurato con la pelle blu, simbolo del cielo infinito e dell’oceano cosmico, e con quattro braccia che impugnano attributi simbolici: la conchiglia (shankha), il disco (chakra), la mazza (gada) e il fiore di loto (padma). Viṣṇu è celebre per le sue dieci incarnazioni (avatara), che discendono sulla terra quando il dharma (ordine morale) è minacciato, per ripristinare l’equilibrio. Tra le più conosciute vi sono Rama, Krishna e, appunto, Matsya, il pesce divino. Vishnu
incarna un principio universale di protezione e compassione, rendendolo una figura centrale nella spiritualità indiana, venerata attraverso templi, preghiere e racconti epici come il Mahabharata e il Ramayana.

 


La crescita del Pesce Divino come analogia della Aspirazione Cosmica

 Nel mito Indù colpisce l'introduzione nella quale si descrive come il pesce divino salvato dal Re Manu compia una evoluzione per stadi simboleggiata dalla crescita di dimensioni e dallo spostamento in contenitori via via più grandi: da un piccolo vaso ad un vaso più grande, poi in un laghetto, poi nel fiume stesso dove era stato trovato e poi nel mare. Non può sfuggire la somiglianza con una crescita interiore che libera successivamente diversi gradi, di ordini successivamente superiori, del cosmo consapevole, e può essere interpretato in vari modi, sia dal punto di vista simbolico che filosofico.

 

Il pesce che cresce rapidamente può essere visto come simbolo di un processo spirituale o evolutivo che non può essere contenuto o limitato. Inizialmente piccolo, il pesce rappresenta un potenziale spirituale o divino che, man mano che l’individuo o la coscienza cresce, diventa sempre più potente e difficilmente contenibile. Il fatto che il pesce venga liberato da un recipiente più piccolo per passare a un contenitore più grande riflette il cammino di crescita interiore che supera gradualmente i limiti materiali e mondani. Così, il pesce che cresce da piccolo a gigantesco simboleggia l’espansione della consapevolezza o del divino nell’individuo o nel cosmo.
 

I contenitori nel racconto (dal vaso al fiume, e poi al mare) potrebbero essere interpretati come simboli dei vari stadi di esistenza o delle limitazioni dell’esperienza terrena. Inizialmente, il pesce vive in un piccolo contenitore, che rappresenta l’ignoranza o la limitazione della percezione umana. Man mano che il pesce cresce, viene liberato da questi spazi ristretti, simboleggiando il percorso di liberazione (moksha) dal confinamento del corpo fisico e dalla materialità, verso una forma di esistenza più vasta e divina. Questo rappresenta il passaggio dalla limitata esistenza individuale alla realizzazione di una realtà più grande e universale. L’evoluzione del pesce e il suo allontanamento dai contenitori sempre più ampi potrebbe riflettere anche l’espansione della coscienza dal piano materiale a quello spirituale o cosmico, in cui ogni fase rappresenta un cambiamento nella comprensione e nel controllo della realtà.

Il pesce, che si adatta ai vari contenitori man mano che cresce, potrebbe anche rappresentare il modo in cui il divino (Vishnu) si adatta alle circostanze e alle necessità degli esseri umani. All’inizio, il pesce è contenuto in un piccolo vaso, ma man mano che la situazione cambia, il divino si espande per soddisfare i bisogni dell’umanità. Questa adattabilità potrebbe essere vista come un riflesso dell’idea che il divino risponde alle necessità umane in modo dinamico e che l’intervento divino assume forme diverse a seconda delle circostanze.
 

Il pesce che cresce e diventa sempre più grande potrebbe anche simboleggiare la protezione divina che si espande per accogliere e proteggere la creazione. All’inizio, il pesce è piccolo e contenuto, ma quando il diluvio arriva, cresce e assume la forma di Vishnu, che diventa la protezione per l’umanità. Questo simboleggia come la divinità cresce per abbracciare tutta la creazione e proteggerla da eventi catastrofici. Il passaggio dal contenimento limitato a una protezione cosmica più grande potrebbe essere quindi visto come un segno del fatto che, quando le difficoltà e le sfide (come il diluvio) aumentano, il potere divino si espande per aiutare e sostenere l’umanità.
 

L’invito a Manu di costruire una nave e di raccogliere tutte le specie di vita potrebbe rappresentare l’ordine cosmico (dharma), che viene preservato grazie all’intervento divino. La crescita del pesce simboleggia il crescente potere di Vishnu e la sua capacità di influenzare e mantenere l’ordine cosmico in tutti i mondi. In questo senso, la crescita del pesce potrebbe rappresentare l’espansione della legge universale che deve guidare la creazione attraverso il caos del diluvio.
 

La crescita del pesce e l’espansione dei contenitori può essere vista come un simbolo della relazione tra il microcosmo (l’individuo) e il macrocosmo (l’universo). Quando il pesce è piccolo e contenuto, simboleggia l’individuo che è intrappolato nelle sue limitazioni fisiche e materiali. Quando cresce e si libera da queste limitazioni, simboleggia il viaggio dell’anima verso l’unione con il divino e la realizzazione della propria natura universale. Il diluvio, in questo contesto, diventa un evento di purificazione che permette l’espansione e la liberazione della coscienza individuale nell’infinito.
 

La crescita del pesce potrebbe anche essere vista come un riflesso della ciclicità della creazione e della distruzione nel cosmo. All’inizio, il pesce è piccolo, ma cresce fino a diventare gigante per affrontare il cataclisma. La capacità del pesce di crescere e adattarsi alle circostanze riflette la natura ciclica della vita: la creazione, la distruzione e la rigenerazione sono fasi continue del ciclo cosmico. Il diluvio, quindi, non è solo un evento distruttivo, ma anche un atto di rigenerazione, in cui la crescita del pesce simboleggia la potenza della divinità che prepara la Terra per un nuovo ciclo di vita.

 

In tutte queste analogie è fondamentale l'azione del Re Manu che accetta di traferire il pesce nei contenitori più grandi, permettendo in definitiva l'evoluzione del divino fino alla rivelazione di Vishnu, che poi traina in salvo la nave di Manu consentendo all'uomo di preservare il Creato. Ne consegue che l'uomo è mezzo e artefice della manifestazione della divinità salvatrice e della salvezza del Cosmo.


Il Pesce nel Mito Indù e nel Simbolismo Protocristiano


Il pesce nel mito di Manu contenuto nel Matsya Purana e nel Mahabharata e nel simbolismo protocristiano ha un significato profondo che va oltre il semplice elemento narrativo. Entrambi i contesti utilizzano il pesce come simbolo di salvezza, protezione e rinnovamento, anche se in contesti religiosi e culturali differenti. 

 

Nel mito di Manu il pesce, che è una manifestazione del Dio Vishnu, guida e protegge Manu, il quale è incaricato di preservare la vita e rigenerare la Terra. Il pesce è un mezzo attraverso il quale Vishnu interviene nel mondo, offrendo la salvezza a chi è giusto, portandolo in salvo dal diluvio e guidandolo verso la sicurezza. Il pesce è il veicolo che preserva la vita durante il diluvio, un evento che distrugge il male e purifica la Terra. Questo atto di salvataggio simboleggia il rinnovamento della vita e della creazione, che dopo il diluvio deve rinascere e fiorire.

Il pesce guida la nave di Manu attraverso le acque turbolente del diluvio, simbolizzando il viaggio verso la salvezza e il rifugio dal caos. La nave rappresenta la fede e la protezione divina che, legata al pesce, permette a Manu e agli altri esseri viventi di raggiungere la salvezza.

 

Il pesce, che rappresenta Vishnu, guida Manu attraverso le acque del diluvio. Le acque del diluvio sono distruttive, ma il pesce, attraverso la sua guida, rappresenta la salvezza e il passaggio attraverso il caos. L’acqua è sia elemento distruttivo che purificatore, e la protezione che il pesce offre permette a Manu di superare questo processo purificatorio. Vishnu, sotto forma di pesce, non solo offre protezione ma esegue anche una funzione di giustizia divina, purificando la Terra e riducendo il male che vi abita. Il pesce diventa l’agente divino che interviene nel cosmo per mantenere l’ordine e la giustizia.

 

Il pesce, come forma di Vishnu, rappresenta una divinità che interviene nel mondo per compiere un atto di salvezza e protezione. La sua trasformazione da un piccolo pesce a una creatura gigantesca simboleggia l’incremento del potere divino necessario per affrontare la catastrofe cosmica.

 

Nel simbolismo protocristiano il pesce è un simbolo usato dai primi cristiani per rappresentare Gesù Cristo. La parola greca per pesce, ἰχθύς (ichthys), è un acronimo che sta per “Iesous Christos Theou Yios Soter” (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore). Il pesce simboleggia così la salvezza che Cristo offre all’umanità. Proprio come il pesce nel mito indù è un salvatore che protegge i giusti, così Cristo, simbolizzato dal pesce, è visto come il salvatore che porta la redenzione.

Il pesce è anche un simbolo di vita eterna. Nell’arte e nella pratica cristiana primitiva, il pesce era associato alla resurrezione e alla nuova vita, proprio come la morte e la resurrezione di Cristo promettono la vita eterna ai credenti. L’immagine del pesce diventa quindi un simbolo del mistero pasquale, in cui la morte (simbolizzata dal sacrificio di Cristo) porta alla rinascita e alla salvezza eterna.

I cristiani primordiali, perseguitati e spesso costretti a vivere in clandestinità, usavano il simbolo del pesce per indicare la loro fede in Cristo, il “Salvatore”. Il pesce, così come il pesce nel mito di Manu, diventa un segno di speranza e di direzione verso la salvezza, un “veicolo” che attraversa le acque turbolente del mondo e della sofferenza, per giungere a un rifugio sicuro in Cristo.
 

Il pesce è associato anche al battesimo cristiano, un rituale che avviene attraverso l’acqua. Nell’interpretazione cristiana, l’acqua del battesimo è un mezzo di purificazione e rinascita spirituale, attraverso il quale i credenti si uniscono a Cristo e ottengono la salvezza. Come il pesce guida attraverso le acque del diluvio, così Cristo, simbolizzato dal pesce, guida i fedeli attraverso l’acqua del battesimo verso una nuova vita spirituale.  Il pesce come simbolo di Cristo rappresenta anche la giustizia divina. Gesù è visto come il giudice finale, ma anche come il salvatore che porta perdono e misericordia. L’uso del pesce nei primi cristiani indicava la fede in una giustizia divina che, pur essendo giusta, è anche misericordiosa e salvifica, un tema centrale nella figura di Cristo.

 

Anche il pesce nel cristianesimo ha una trasformazione significativa, passando dal semplice simbolo della comunità cristiana a un simbolo profondamente teologico che indica il sacrificio e la resurrezione di Cristo. Mentre il pesce rappresenta la fede iniziale, esso si carica di significati più complessi legati alla salvezza universale e al messaggio di Cristo.

Le analogie tra il pesce nel mito di Manu e nel simbolismo protocristiano si concentrano soprattutto sui temi della salvezza, protezione e rinascita. In entrambi i casi, il pesce rappresenta un potente simbolo di un intervento divino che porta l’umanità e le creature viventi alla salvezza, alla purificazione e al rinnovamento. Mentre il pesce nel mito di Manu è un agente divino che guida l’umanità attraverso la distruzione del diluvio, nel simbolismo cristiano il pesce rappresenta Cristo stesso, la cui morte e resurrezione portano alla salvezza e alla vita eterna. In entrambi i casi, l’acqua ha un significato purificatore e rigenerante, e il pesce diventa il simbolo che connette l’umanità con il divino offrendo speranza e protezione nel momento di crisi.

 

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