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mercoledì 12 settembre 2007

Gente maligna, Bush ed i mutui.


C'è chi pensa male, chi vede complotti e speculazioni dappertutto. C'è chi pensa che dietro all'intervento sulla crisi dei mutui americani, portata da Bush su milioni di televisioni in prima serata, ci sia il tentativo di turbare il mercato. Oops, ho sbagliato parole, al posto di "turbativa" avrei dovuto parlare di "turbolenza", come ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi rivolgendosi al pubblico intervenuto nell'Università di Brescia a proposito della crisi mondiale. Certe persone infatti, arriverebbero a sostenere che la visibilità data all'aumento delle rate dei mutui americani a tassi variabili voleva servire solo a scatenare reazioni tali da frenare una, a loro dire, quasi rovinosa caduta del dollaro. Caduta che poi rovinosa non è, perché ci sarebbe per fortuna l'euro, e la BCE che mantiene tassi di interesse alti (anzi minaccia di alzarli ancora per fermare l'inflazione; ma non ci avevano detto che l'inflazione era solo una sensazione non non confermata dagli studi?) e in questo modo l'euro rimane forte, molto forte sul dollaro. E così, secondo queste menti maliziose, le esportazioni americane reggono a spese degli europei, e la caduta del dollaro, ecco, non è poi così rovinosa. Basta che non si metta anche l'Iran a chiedere di pagare il proprio petrolio in euro anzichè in dollari, che colpo che sarebbe per il bigliettone verde; c'è pure chi dice che la Guerra del Golfo fu fatta anche perchè Saddam voleva farsi pagare in euro dai francesi e dai tedeschi (infatti loro sì che erano contrari alla guerra). Certo, se il dollaro si dovesse confrontare solo con lo yen, o con lo yuan cinese, sarebbe dura perché quei governi hanno risposto alla caduta del dollaro deprezzando anche le loro valute, proteggendo così la loro competitività, ma non così ha agito la BCE. Poco importa se poi i giovani europei, in Italia, in Spagna o altrove, un mutuo proprio non lo possano accendere, con i prezzi delle abitazioni tenuti artificialmente alti per gli investimenti dei fondi immobiliari e la Spada di Damocle dei tassi variabili, caratteristici dei mutui con rate iniziali meno dure, sponsorizzati dai reparti marketing delle banche che ormai non riescono più a vendere i loro costosi prodotti finanziari a tasso fisso. Ma questa strategia non era già andata tanto male negli USA da costringere Bush a parlare dei mutui in prima serata? Bah.

sferoattualità

mercoledì 16 maggio 2007

Le notizie più censurate del 2007


Su projectcensored.org, interessante sito che si occupa di "criptonotizie", passano in rassegna le notizie che secondo la loro classifica sarebbero state ignorate da tutti i mass media, e che quindi avrebbero subito una forma di censura; riporto i titoli delle prime 10:

1) Il dibattito sul futuro di Internet è stato ignorato dai media
2) La compagnia americana Halliburton avrebbe venduto tecnologie nucleari all'Iran
3) Gli oceani del mondo sono in estremo pericolo
4) I poveri ed i senzacasa stanno aumentando negli USA
5) Genocidio Hi-Tech in Congo
6) La protezione federale per chi denuncia comportamenti illegali negli uffici pubblici americani, è sempre più lacunosa
7) Personale statunitense avrebbe torturato dei detenuti in Iraq fino alla morte
8) Il Pentagono ha guadagnato l'immunità dal sistema con cui organizzazioni non governative, giornalisti e privati possono accedere negli USA a documenti pubblici e di controllo dell'operato.
9) La Banca Mondiale finanzierebbe il muro che gli Israeliani stanno costruendo al confine della Palestina
10) Gli Stati Uniti vorrebbero portare via truppe dall'Iraq aumentando però i ben più letali bombardamenti aerei

Per la lista completa, le fonti e gli approfondimenti, qui.

Sarebbe simpatico stilare una lista analoga riferita all'Italia, e una criptonotizia la riporto direttamente io:
Il 16 Aprile 2007 Beppe Grillo ha parlato, su delega di migliaia di azionisti e pur non avendo potuto rappresentarli ufficialmente per una opposizione della CONSOB, all'assemblea degli azionisti Telecom Italia, rivolgendo parole di fuoco contro il Consiglio di Amministrazione e suscitando gli applausi entusiasti della platea. I media quel giorno ed i successivi hanno evitato di riportare la notizia nei principali telegiornali (pur concedendo ampio spazio all'assemblea Telecom), o riportandola in modo frammentario o con l'intervento di Beppe Grillo tagliato nei punti più spinosi (leggi: cognomi e accuse).
In ogni caso potete approfondire per mezzo della Rete e del blog più popolare d'Italia, seguendo il banner qui a lato. Se avete altre "criptonotizie italiane" inviatemele, magari ne avremo tante da farne una classifica anche noi.

sferoattualità

martedì 12 settembre 2006

quello che rimane sulla spiaggia dell'11 settembre


Passato lo tsunami emozionale del quinto nine eleven, l'onda lascia sul campo dopo la lunga ritirata detriti maleodoranti e taglienti. Ci si ripete da più parti che il mondo è cambiato, che quel'11 settembre di cinque anni fa è stato un punta di svolta per la storia e che anche la nostra visione del mondo non è più quella di prima; ma seguendo i notiziari e leggendo i giornali non si respirano atmosfere diverse dai tempi in cui le twin towers ancora si ergevano, i fanatismi non sono nati quel giorno, le guerre neanche, le rivendicazioni, i rapimenti, i kamikaze, i diritti negati, i soprusi dei più forti, i mercati pilotati, gli interessi di pochi e le sofferenze di molti non sono figli dell'11 settembre. Guardando bene quello che è cambiato è nient'altro che un atteggiamento, l'atteggiamento di chi raggiunge il consenso per procedere all'affermazione cruenta di quello che nel discorso alla nazione Bush stesso ha definito il proteggere lo stile di vita occidentale.
Ma quello che spaventa di più, è che Bush è sincero. Lo stile di vita occidentale è basato sul petrolio, che nel gioco beffardo del destino, oppure si potrebbe dire nel migliore dei sistemi di bilanciamento del potere (vi ricordate il gioco da bambini "uno taglia l'altro sceglie?"), è nelle mani di quella parte del mondo che guarda all'occidente con occhi alieni, lontani, diversi. Ed è vero che questa guerra, osteggiata da molti, voluta da pochi, pianta da tutti, è la guerra che da sempre l'occidente combatte contro tutto quello che è fuori di sè; Brenno che saccheggia Roma ne è affascinato dalla potenza e dalla cultura, dallo stile di vita, e noi di questo siamo terrorizzati: la nostra coscienza storica, atavica, teme il barbarus che ci toglie l'oro di Roma perchè lo vuole per se. Quell'oro, che a guardar bene, di Roma non è avendolo depredato nelle provincie dell'impero.
Quant'è cambiato il mondo? O meglio, quanto poco il mondo è maturato, nei secula seculorum, da quel Romanus imperus che si poteva permettere anfiteatri e terme a spese dei popoli conquistati? Ma la domanda nascosta è un'altra, e precisamente: possiamo permetterci di perdere Roma? Siamo disposti a rinunciare anche a una sola parte del nostro benessere per far cessare immediatamente tutte le guerre?
La risposta è amara. Ed ha l'amarezza della considerazione che nel mondo protetto dal patto atlantico è fiorente il seme del progredire, della cultura libera e della libertà d'espressione. Non è la libertà romantica, ma è la migliore libertà possibile, perchè ci dà i mezzi, o la possibilità di guadagnarli, per scegliere, discriminante questa che ci fa essere padroni della nostra vita.
Cosa c'è fuori dai confini di Roma? Non più leones, ma culture che soffocano le donne, i liberi pensieri, la libertà di amare, di avere e di essere.
Ho conosciuto gente di tutto il mondo. Ho imparato che ogni singolo uomo di qualsiasi parte della terra, è proprio come me; pensa, desidera, agisce come me. Le stesse fantasie, la stessa ricerca della realizzazione, lo stesso bisogno di essere amati, la stesso piacere nel fare l'amore. La differenza è nella possibilità di espressione, che io ho, e che molti non posseggono se non nel privato dove si riscopre l'individuo. Ma è una espressione che non è bloccata dai governi o dai sacerdoti, bensì dalla formazione culturale che li rende allo stesso tempo vittime e partecipi dell'offesa perpretata alla lucentezza espressiva della libertà. Non possono scegliere perchè non vogliono scegliere.
Non possono vincere, invero, ma noi possiamo perdere. Chi ha combattuto Roma, prima l'ha distrutta, poi ne ha acquisito la cultura. I barbari sono finiti con Roma, perchè ne erano lo specchio. E quello che li unisce nell'odio, è quello che, mancando, vorrebbero, perchè dopo un traguardo si guarda avanti, e anche i popoli lo fanno. Che succederebbe se, all'improvviso, non avessero più un nemico da odiare? Magari guarderebbero che il loro malessere dipende anche da chi li governa non bene, da chi fa gli interessi di pochi al loro interno, da chi li controlla bruciando le bandiere del nemico. Magari vorrebbero essere felici su questa terra, prima che nel paradiso.
L'arma atomica della guerra che si sta combattendo si chiama cultura. Ma non sappiamo come poterla sganciare al di là di questo mare.

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