venerdì 14 settembre 2007

La notte del giorno reale


La separazione tra vita reale e virtuale appare sempre più labile, tanto che anche la cronaca ne viene affetta; la sfida è saper cogliere le possibilità di miglioramento dal confronto con più realtà differenti.

Nella Rete avvengono cose reali, come tragicamente confermato dal recente suicidio di un uomo di Wellington, nello Shropshire Inglese, che entrato in una chatroom di "insulti amichevoli" ha scelto di impiccarsi di fronte alla sua webcam, con gli altri utenti collegati che cercavano di dissuaderlo. La polizia inglese, che sta indagando sull'avvenimento, non può confermare eventuali responsabilità delle persone presenti nella chat in quel frangente, che dato il tema della room probabilmente avranno appesantito la depressione del pover'uomo. C'è da dire che molti pensavano ad uno scherzo, e auspicabilmente anche quell'utente che ha osservato: "Allora, salta! Guardate come trema, non è neanche capace di ammazzarsi per bene!".
Si tende spesso a pensare ad una separazione tra il mondo reale e quello cosiddetto virtuale esistente nella Rete, come se gli avvenimenti di uno non possano influenzare l'altro. In realtà negli ultimi anni abbiamo assistito ad un frammischiarsi di queste due esistenze dovuto al popolamento di mondi online come chat, comunità (social networks come MySpace), giochi (come World of Warcraft) o interi mondi (Second Life) che hanno visto incrociare vite parallele fatte di momenti rubati al lavoro in ufficio o al sonno notturno. La sovrapposizione è talmente forte che l'influenza di una delle due sfere, del reale e del virtuale, sull'altra, è completamente interscambiabile; insomma, la vita reale e quella virtuale non sono più due mondi separati, ma due aspetti della stessa realtà, bella o brutta che sia. Il bello è che sono però due aspetti sì ma completamente diversi, nel senso che il mondo virtuale potrebbe essere forse una versione breve di viaggio, ossia quel momento in cui puoi per un istante cambiare la tua vita cambiando le condizioni al contorno. Ma poiché è difficile cambiare il contesto che ci circonda, è più facile allora spostarsi magari in un'altra nazione oppure più banalmente in un altro mondo virtuale. E allora si scopre che i condizionamenti con i quali si è cresciuti possono cadere, e che si può cominciare a costruire una nuova identità con mattoni nuovi e caratteristiche maturate altrove, provando l'ebrezza di una libertà con la quale siamo ormai tutti poco avvezzi. Il senso di piacere dei mondi virtuali potrebbe essere questo: imparare a non essere imprigionati nell'immagine che un mondo si è fatto di noi, perché significherebbe limitare se stessi all'interno di una visione molto ristretta e particolare. L'altro insegnamento è che però la vita è quella fuori, e una volta provata l'ebrezza di aver sconfitto la gilda di orchi e aver conquistato il castello, partire per un viaggio vero e confrontarsi con un altro mondo ma sempre basato sul carbonio. In fondo c'è chi dice che il nostro mondo non sia altro che una simulazione eseguita da un gigantesco computer, e questa volta non è un film, ma una teoria scientifica. Magari ne riparleremo presto su queste pagine.

approfondimenti:
Second Life, Wikipedia


sferoattualità

mercoledì 12 settembre 2007

Gente maligna, Bush ed i mutui.


C'è chi pensa male, chi vede complotti e speculazioni dappertutto. C'è chi pensa che dietro all'intervento sulla crisi dei mutui americani, portata da Bush su milioni di televisioni in prima serata, ci sia il tentativo di turbare il mercato. Oops, ho sbagliato parole, al posto di "turbativa" avrei dovuto parlare di "turbolenza", come ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi rivolgendosi al pubblico intervenuto nell'Università di Brescia a proposito della crisi mondiale. Certe persone infatti, arriverebbero a sostenere che la visibilità data all'aumento delle rate dei mutui americani a tassi variabili voleva servire solo a scatenare reazioni tali da frenare una, a loro dire, quasi rovinosa caduta del dollaro. Caduta che poi rovinosa non è, perché ci sarebbe per fortuna l'euro, e la BCE che mantiene tassi di interesse alti (anzi minaccia di alzarli ancora per fermare l'inflazione; ma non ci avevano detto che l'inflazione era solo una sensazione non non confermata dagli studi?) e in questo modo l'euro rimane forte, molto forte sul dollaro. E così, secondo queste menti maliziose, le esportazioni americane reggono a spese degli europei, e la caduta del dollaro, ecco, non è poi così rovinosa. Basta che non si metta anche l'Iran a chiedere di pagare il proprio petrolio in euro anzichè in dollari, che colpo che sarebbe per il bigliettone verde; c'è pure chi dice che la Guerra del Golfo fu fatta anche perchè Saddam voleva farsi pagare in euro dai francesi e dai tedeschi (infatti loro sì che erano contrari alla guerra). Certo, se il dollaro si dovesse confrontare solo con lo yen, o con lo yuan cinese, sarebbe dura perché quei governi hanno risposto alla caduta del dollaro deprezzando anche le loro valute, proteggendo così la loro competitività, ma non così ha agito la BCE. Poco importa se poi i giovani europei, in Italia, in Spagna o altrove, un mutuo proprio non lo possano accendere, con i prezzi delle abitazioni tenuti artificialmente alti per gli investimenti dei fondi immobiliari e la Spada di Damocle dei tassi variabili, caratteristici dei mutui con rate iniziali meno dure, sponsorizzati dai reparti marketing delle banche che ormai non riescono più a vendere i loro costosi prodotti finanziari a tasso fisso. Ma questa strategia non era già andata tanto male negli USA da costringere Bush a parlare dei mutui in prima serata? Bah.

sferoattualità

venerdì 31 agosto 2007

S. Tommaso, Dio o l'Energia Quantistica del Vuoto


E' interessante rivisitare in chiave moderna le Cinque Prove dell'Esistenza di Dio postulate da S. Tommaso d'Aquino, riscritte in termini attuali, sostituendo all'idea di Dio quella quantistica di "Energia del vuoto".
Infatti l'Energia del Vuoto provoca fluttuazioni quantistiche in grado di creare materia dal proverbiale nulla, e si presta molto bene a questo "esperimento":

Prima prova (Ex Motu): Ogni oggetto che si muove lo fa perchè mosso da qualcos'altro, quindi deve esserci un motore primo che sia stato, da fermo, capace di iniziare il movimento alle cose. Infatti procedendo a ritroso a motori sempre precedenti, sarebbe come dire che non ci sia mai stato un qualcosa che fosse già in movimento senza essere stato mosso da qualcosa precedentemente in moto, e quindi senza questo prima anello della catena sarebbero impossibili i movimenti successivi, che però vediamo esistere: QuestoMotore Primo, non mosso da altri motori precedenti, deve allora esserci effettivamente stato e lo chiamiamo Dio Energia del Vuoto.

Seconda prova (Ex Causa): Ogni effetto è il risultato di una causa che lo ha generato, essendo però anch'essa l'effetto di una causa precedente; non essendoci causa non ci sarebbe l'effetto, e procedendo all'infinito all'indietro equivarrebbe ad eliminare la prima causa e quindi tutti gli effetti a seguire. Ma dato che noi vediamo continuamente cause ed effetti, ci deve essere stata quella causa originale che ha fatto scaturire tutta la catena seguente: questa causa, non effetto di cause precedenti, la chiamiamo Dio Energia del Vuoto.

Terza prova (Ex Contingentia): Ogni cosa esistente è contraddistinta da un inizio e da un termine; questo termine sarà l'inizio di cose nuove, anch'esse destinate a finire. Quindi ogni cosa esistente, essendo temporanea (contingente) avrà avuto bisogno di cose che esistevano prima di questa, e dato che non è possibile procedere all'infinito a ritroso, perchè altrimenti si escluderebbe la cosa che esisteva all'inizio e quindi tutte le successive, questa cosa che esisteva all'inizio, senza cose precedenti, la chiamiamo Dio Energia del Vuoto.

Quarta prova (Ex Gradu): Siamo consapevoli dell'esistenza di vari gradi di perfezione nel mondo; ma possiamo accorgercene solo perchè possiamo fare dei confronti tra cose che posseggono meno perfezione e cose che ne posseggono maggiormente: ora, se esiste una scala della perfezione deve esserci anche il 100% di perfezione, e questo 100% lo chiamiamo Dio Energia del Vuoto.

Quinta prova (Ex Fine): Alcuni oggetti inanimati, come una freccia lanciata verso un bersaglio, posseggono un fine (il bersaglio) che non gli appartiene, ma imposto da una intelligenza superiore (l'arciere). Quindi deve esserci stata una entità cosciente iniziale, non essendo possibile procedere a ritroso all'infinito pena l'eliminazione di essa e di tutti i fini successivi, che ha impostato il fine di tutte le cose esistenti e che chiamiamo Dio Energia del Vuoto.


Approfondimenti:
La materia primordiale dell'universo, il Big Bang da una fluttuazione quantistica del vuoto
Energia del Vuoto, Wikipedia

“In principio era il vuoto: e dal vuoto, per una debole
fluttuazione quantistica é emerso con il lacerante
scoppio del big bang, l'universo, la materia,
il tempo, lo spazio”
(Albert Einstein)


sferoscienza

lunedì 16 luglio 2007

Il bavaglio alla Rete

Un recente studio pubblicato dalla At&T vorrebbe dimostrare l'utilità economica di selezionare i contenuti che passano nei cavi di Internet in base a dei criteri oggettivi (cioè i contenuti per cui si paga, e gli altri). L'attacco al Web 2.0 delle multinazionali.

L'uguaglianza digitale

C'è una particolarità, qua in giro su Internet, che rende la Rete una preziosa conquista dell'umanità: la netraulità. La Net Neutrality è la caratteristica che garantisce la stessa importanza ai pacchetti di informazione che passano nei cavi di Internet, sia che voi stiate rispondendo ad una email della fidanzata, sia che stiate scrivendo il sito della Microsoft. Tim Barners, uno dei più famosi creatori della Rete, racconta a questo proposito: "La rete non guardava all'interno dei pacchetti. È stata la purezza di quel progetto, e la rigorosa indipendenza dai legislatori, che ha permesso ad Internet di crescere e essere utile". La Net Neutrality ha un nemico: si chiama Internet a due velocità, ed è il progetto, sorretto da proposte legislative americane, che vorrebbe dotare l'attuale infrastruttura che si occupa di trasportare il carico di informazioni di una intelligenza che dia la priorità ad alcune informazioni rispetto ad altre considerate meno importanti: si giungerebbe così ad una bassa velocità per l'uso di tutti i giorni, blog ed email comprese, ed una alta vel0cità per i servizi dei soli utenti che ne richiedono - e pagano - l'accesso, come alcuni costosi collegamenti aziendali o per abbonati a servizi particolari (es. televisioni via cavo). Tra i maggiori nemici della Net Neutrality c'è il colosso delle comunicazioni americano At&T. La multinazionale ha da poco pubblicato uno studio che dimostrerebbe come una rete neutrale costerebbe molto di più di una a due velocità, e punterebbe quindi sul quel modello di sviluppo "classista". Molte altre multinazionali sono schierate su questa posizione, e la stessa Google ultimamente appare piuttosto tentata da questa metà oscura.

Dubbi italiani

C'è chi grida all'attacco alla netraulità della Rete anche in Italia, e in particolare per l'offerta Alice TV che propone accesso ad alta velocità collegata a servizi di abbonamento televiso attraverso un decoder. Il problema denunciato consisterebbe nel fatto che Telecom Italia, nella sua posizione dominante, offrirebbe un servizio non replicabile allo stesso prezzo dai concorrenti, creando di fatto una disparità di accesso tra i suoi abbonati e quelli degli altri Provider. Non solo, potrebbe rappresentare in effetti l'inizio di una Internet a due velocità come definito prima, una per gli abbonati ad Alice Tv, ed una per tutti gli altri.

Le Conseguenze di una Rete non neutrale

Forse costerebbe meno (ma sicuramente non Italia, dove il monopolio de facto di Telecom Italia costringe il mercato a prezzi doppi rispetto a quelli che la stessa Telcom Italia fa pagare in Francia). Ma il prezzo che avremmo pagato sarebbe la nostra libertà; la libertà di non avere strumenti digitali che analizzano quello che scriviamo e ne decide l'importanza, e di poter essere presenti in rete alla pari con le testate giornalistiche blasonate - e finanziate dalle lobby di qualche mercato. Perderemmo la libertà di far arrivare il nostro blog al primo posto dei motori di ricerca anche se ce lo meritiamo e scriviamo contenuti interessanti, o di ricevere contenuti multimediali senza aver pagato un adeguato abbonamento. Senza contare le infinite possibilità di censura che offrirebbe questo modello; non solo sui contenuti, ma anche a chi utilizzasse ad esempio Linux al posto dei sistemi operativi delle multinazionali. Molto verosimilmente la rivoluzione collaborativa del Web 2.0 ne sarebbe soffocata, e moriremmo tutti tra bellissime e velocissime pubblicità di detersivi.



Approfondimenti:
Rete neutrale? Washington se ne lava le mani, Punto Informatico
La rete neutrale costa di più?, Visionpost.it

sferotecnologia

venerdì 13 luglio 2007

Colpa dei napoletani

Le conseguenze estreme del’interruzione del rapporto cittadino-politica, quando l’aver mal operato non comporta l’esclusione dal sistema di governo e di responsabilità, i napoletani che adesso si indignano ma che non cacceranno via le persone che li stanno intossicando di monnezza

Non c'è giustificazione che tenga, la monnezza di Napoli si fa urlare vergogna da tutto il mondo. Non potremmo dirci, noi italiani, in un paese civile finchè l'ultimo sacco di immondizia non sarà stato tolto dalle strade. Perché è chiaro che una situazione così disastrosa non si crea da un momento all'altro ma ha sempre delle radici, dei disservizi di fondo che nascono lontano; e allora dove erano gli amministratori quando le discariche chiudevano senza individuare nuovi siti, quando i primi cumuli nauseavano case e vicoli, e dove erano i napoletani? Che questa emergenza avesse potuto verificarsi altrove, non ci credo. E' accaduta in Campania, la patria dell'abusivismo, del tiramo a campà, dello stato che non c'aiuta, del tanto c'arrangiamo, del passo col rosso tanto lo fanno tutti, del casco non me lo metto che mi spettina. Non avete più scuse, amici napoletani, non siete più simpatici, non ci sembrate più una città di furbi, non ci fate più ridere. Ci fate vergognare. La vergogna di sapere che i consolati americani sconsigliano per motivi sanitari ai loro connazionali di andare a Napoli. Ma più in generale, la vergogna di essere incapaci di governare, di scegliere i propri rappresentanti e soprattutto la vergogna di non cacciarli quando non si dimostrano all'altezza del bene comune.

Approfondimenti:
Napoli siamo noi, Giorgio Bocca, ed. Feltrinelli

domenica 8 luglio 2007

L'illusione di Kyoto


Come funziona il Protocollo di Kyoto in pratica, quanto costa ad ogni famiglia italiana in tasse e bollette, chi ci guadagna e perché non salverà il mondo

Come funziona in pratica il protocollo di Kyoto

C'è una legge in Italia, il Decreto Legislativo 216/06, che definisce quando una azienda debba entrare a far parte del sistema deciso nel protocollo. Tutte le aziende interessate richiedono allo stato delle quote disponibili di CO2, espresse in tonnellate, a seconda di quante ne avevano consumate i tre anni precedenti. Lo stato ne assegna un po' di meno di quelle che servirebbero, nell'ottica di diminuire le emissioni totali del 6,5% (per l'Italia) entro il 2012. A questo punto l'azienda deve costituire un sistema di gestione che monitorizzi le emissioni di anidride carbonica che produce, quindi deve, a seconda dei suoi cicli produttivi, fare prelievi, analisi, calcoli e stime che diano un conteggio di quante tonnellate di anidride carbonica abbia emesso in atmosfera in un anno. Alla fine di ogni anno, entro Aprile, l'azienda deve chiamare un ispettore di un ente di controllo, autorizzato dal ministero dell'ambiente, che verifica i conteggi in base ai documenti aziendali ed a una ispezione agli impianti. L'ispettore scrive un rapporto e propone al suo ente di convalidare, o di non accettare, i conteggi fatti dall'azienda; in caso positivo l'ente emette un certificato che autorizza l'azienda a comunicare al ministero dell'ambiente il conteggio riscontrato. Ora, se le tonnellate emesse sono minori di quelle ricevute in quote allora è una azienda virtuosa, e non solo non deve pagare altro, ma può vendere le quote avanzate nei Mercati delle Emissioni appositamente creati a livello mondiale. Se invece ne ha consumate troppe, allora ha poche possibilità: o compra delle quote dalle aziende virtuose, oppure paga una multa pari a 40€ per ogni tonnellata di troppo. Altra possibilità è fare degli investimenti nei paesi in via di sviluppo finalizzati alla riduzione in quei luoghi di emissioni di CO2, cosa questa che fa guadagnare altre quote.

Quanto costa ad ogni famiglia italiana

Il protocollo di Kyoto, naturalmente, costa. Costa alle aziende che devono implementare il sistema descritto sopra, perché devono assumere dei consulenti che le dicono come effettuare i conteggi, pagare le analisi di laboratorio necessarie, dedicare delle risorse umane alla gestione ed alla implementazione del sistema, pagare l'ispettore e l'ente di verifica, e infine, se come succede quasi sempre hanno prodotto più anidride carbonica di quella concessa, pagare le sanzioni risultanti oppure comprare altre quote, per spese che possono essere di alcune decine di migliaia di euro come di milioni di euro per le aziende più grandi. Ed a pagare siamo tutti noi, attraverso i prodotti che compriamo e attraverso le bollette dell'energia consumata. Infatti tutto il sistema si traduce in costi di produzione maggiori, e di conseguenza di prezzi dei prodotti maggiori. Per i prodotti di normale consumo il prezzo viene calmierato dal mercato di libera concorrenza, ossia l'azienda che vende un prodotto si accolla gran parte di questo aumento per rimanere competitiva nel mercato, mentre nei regimi di monopolio come è stato finora quello dell'energia elettrica per le famiglie, il 100% del costo sostenuto dall'Enel viene riversato direttamente in bolletta (circa il 2% della bolletta). Infatti l'Enel non era tra le aziende virtuose, checché ne dica la pubblicità, e ha dovuto acquistare milioni di euro di quote di CO2 per i consumi in eccesso, facendocele pagare a noi.


Perchè il protocollo di Kyoto non salverà il mondo

Prima di tutto perchè ci sono buone possibilità che il mondo si salvi da solo. Dal grafico che vedete riportato infatti si vede che la temperatura media della terra negli ultimi 420.000 anni ha subito delle oscillazioni periodiche in concomitanza con alcuni cicli del nostro sole. Quindi la maggior parte del riscaldamento globale è dato dalla maggior radiazione solare che investe la terra, e non dalla produzione di CO2 dell'uomo. Di conseguernza quando questa fase solare sarà passata, le stagioni riprenderanno il loro normale corso, come è avvenuto anche in passato. Poi c'è da dire che i due maggiori produttori di anidride carbonica nel mondo, Stati Uniti e Cina, non hanno sottoscritto il protocollo di Kyoto, rendendo poco importanti gli sforzi degli altri stati partecipanti. Inoltre la CO2 non è l'unico gas serra, ma ne rappresenta solo una piccola quantità essendo la stragrande maggioranza della responsabilità dell'effetto serra dovuta all'umidità dell'aria, ossia... alle nuvole. Ora, sembra che raggiungere una diminuzione del 6,5% nelle emissioni di Gas Serra nel 2012 per l'Italia, e per altre stati, sia un obiettivo impossibile (è meno difficile per gli stati che posseggono centrali nucleari), e saremo costretti a pagare, come nazione, delle sanzioni di miliardi di euro. Ma anche se riuscissimo nell'obiettivo, tale riduzione sarebbe pressoché ininfluente di fronte alle variazioni climatiche dovute alla radiazione solare. Conclusioni: stiamo facendo degli sforzi nella direzione sbagliata, e i dati per capirlo sono alla portata di tutti.

Andamento della concentrazione di CO2 (in verde) e della temperatura (in blu) della Terra negli ultimi 480 mila anni; gli aumenti dell'ultimo cinquantennio sono in linea con le oscillazioni periodiche correlate all'entrata in fase, ogni circa 100 mila anni, di alcuni cicli solari (Petit et al., 1999).


Ma allora chi ci guadagna?

A guadagnarci sono tutti quelli che lavorano nel campo dell'Emisison Trading, intanto, come consulenti aziendali, chimici, laboratori analitici. Tutto il sistema di controllo, enti autorizzati, ispettori. Tutti quelli che fanno allarmismo e vendono libri. I politici che guadagnano voti con l'ambientalismo demagogico. E' facile capire come tutto questo, moltiplicato a livello mondiale, fa girare miliardi di dollari. Si pensi inoltre che è stato creato un intero nuovo mercato, per lo scambio di quote di CO2, con quotazioni aggiornate e possibilità speculative enormi, essendo un mercato poco conosciuto e molto instabile. E comunque nel libero mercato far girare soldi produce sempre benessere, ma per pochi, a scapito delle piccole e media aziende che non hanno risorse per accedere ai meccanismi più redditizi del mercato delle emissioni, e dei contribuenti e consumatori che finanziano, quasi sempre inconsapevoli, tutto questo bel gioco.

Conclusioni

Il riscaldamento globale è una realtà, minacciosa, innegabile. La nostra generazione rischia di conoscere sconvolgimenti climatici come non ce n'è memoria a livello storico; proprio per questo lo sforzo a livello mondiale deve essere enorme, ma ben indirizzato. Prima di tutto deve essere convogliato negli aiuti a quei paesi che non hanno mezzi propri per arginare alluvioni e desertificazioni. Poi deve essere investito nella ricerca e nella tecnologia di nuove fonti energetiche e del miglioramento delle esistenti, nelle biotecnologie per migliorare le produzioni agricole e renderle più resistenti. Soprattutto deve essere superato Kyoto e le sue inefficienze di fondo, e creato un meccanismo globale, con tutti dentro, che gestisca i cambiamenti che ci aspettano.


Approfondimenti:
Variazioni climatiche, Adriano Mazzarella, Prof. Climatologia Università di Napoli Federico II
Mutamento climatico, Wikipedia (in inglese, la pagina in italiano è ancora molto lacunosa)
Il sistema Europeo di Emission Trading, Laura Monni, ambientediritto.it


sferoattualità

lunedì 2 luglio 2007

Il panorama negato


Si viene a sapere che in Italia non si possono fotografare e pubblicare opere di architetti in vita o deceduti da meno di 70 anni; contrariamente a quanto succede nel resto del mondo civile e incivile, infatti, in Italia vige la legge 633/1941 per cui non vale il principio che il panorama è di tutti. Questa mostruosità legislativa del Regno d'Italia farà rimuovere da Wikipedia le opere architettoniche più famose, dalla Stazione di Milano alla Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, togliendo la possibilità al mondo di godere di quelle (poche) opere moderne di cui possiamo essere orgogliosi. Ancora una volta quell'aborto burocratico che è la SIAE contribuisce a tenere l'Italia in uno status di inciviltà utile a pochi e ingiusto per tutti, umiliando la cultura e la libertà di informazione: per capire la gravità della situazione italiana basta confrontare per esempio questa pagina, riferita all'Annunciazione di Leonardo conservata al Museo degli Uffizi, del tutto priva di riferimenti fotografici, con l'equivalente in inglese, in cui l'immagine dell'opera è effettivamente presente (e questo vale per qualsiasi altra lingua in cui la pagina è tradotta). Il motivo nella fattispecie è una diffida inviata a Wikipedia a pubblicare contenuti conservati nei musei fiorentini, e che ha censurato solo il pubblico italiano privandolo della visione delle immagini delle opere durante la consultazione della più grande enciclopedia del mondo. Analogamente, l'opera di un architetto italiano vivente fotografata in un altro stato potrebbe circolare liberamente in rete mentre la fotografia scattata alla vostra ragazza sotto il Pirellone non può essere pubblicata nel vostro Blog a meno di chiedere l'autorizzazione ai detentori dei cosiddetti diritti. Ma con questo principio, in teoria, qualsiasi edificio moderno costruito in Italia nell'ultimo secolo non può essere pubblicato, perché qualcuno che avrà firmato il progetto ci sarà pure e se lo volesse potrebbe sempre rivalersi per lesione del diritto d'autore; vedremo presto cancellare le immagini di città intere dalla Rete prima che i burocrati italiani muoiano finalmente di vecchiaia?

P.S. Nella foto ci sono io perplesso davanti al Museo della Scienza di Santiago Calatrava a Valencia (ne parlo qui), un complesso che non incontra molto i miei gusti ma se nell'immagine stessi ammirando un'opera in Italia non avrei potuto pubblicarla.

Approfondimenti:
Wikipedia cede al diritto d'autore italiota, Punto Informatico

Diritto di Panorama, Wikipedia
Legge 633/1941


sferoattualità